Fuori dall’Italia, i nostri prodotti alimentari sono quasi tutti contraffatti, ma piacciono ugualmente

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pecora dolly

Il nostro patrimonio alimentare grossolanamente imitato e spacciato per italian food

Negli Stati Uniti, 7 pecorini di tipo italiano su 10 sono ‘tarocchi’ nonostante il nome richiami esplicitamente al Made in Italy.

E’ quanto denunciano i pastori della Coldiretti che hanno lasciato le campagne per portare le pecore al pascolo al Foro Traiano nel centro storico di Roma per difendere il lavoro, gli animali, le stalle e i pascoli custoditi da generazioni.

Il riconoscimento, la tutela e la valorizzazione della nuova denominazione ‘Cacio Romano DOP‘ è importante anche nei confronti dell’agropirateria internazionale diffusa pure negli Usa dove la produzione di imitazioni dei pecorini italiani – sottolinea la Coldiretti – nel 2015 ha raggiunto il quantitativo di quasi 25 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, mentre gli arrivi dei prodotti originali dall’Italia sono risultati pari a 10,81 milioni di chili nello stesso anno.

parmesan-e-romano-cheese-gratedOltre la metà della produzione di Romano cheese e similari – spiega la Coldiretti – viene realizzata in Wisconsin, ma ingenti quantità si producono anche in California e nello Stato di New York.

Se il nome è simile, le caratteristiche sono profondamente differenti perché il formaggio Made in Italy originale deve rispettare rigidi disciplinari di produzione con regole per l’allevamento e la trasformazioni e un rigido sistema di controlli, a differenza di quello realizzato negli Stati Uniti che peraltro non contiene neanche una goccia di latte di pecora ma è ottenuto – precisa la Coldiretti – da quello vaccino.

parmesan-cheese-gratedLe imitazioni del pecorino nostrano con prodotti cosiddetti ‘italian sounding‘ riguardano in realtà diversi continenti. Si va dal Romano cheese degli Stati Uniti, anche già grattugiato o in mix con il parmesan, al pecorino Friulano del Canada dove si vendono anche il Crotonese e il Romanello, tutti rigorosamente fatti da latte di mucca come il Sardo argentino.

Ma fra i formaggi italiani smascherati dalla Coldiretti non manca neppure il Pecorino cinese, dove una mucca sorridente si trova pure in etichetta incurante del significato del nome pecorino…

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formaggio romanellofonte: Manuel Fondato per Blog Uffington Post

ECCO PERCHE’ NEL MONDO COMPRANO (E MANGIANO) IL PARMESAN E NON IL PECORINO ROMANO

All’estero non sono molto esigenti, vanno in solluchero per gli spaghetti “with bolognesi sauce“, ingollano lasagne surgelate e perfino la spaghetti-pizza.

Immaginate se conoscessero davvero le eccellenze della cucina made in Italy, un brand talmente potente che basta la sola apposizione sulla confezione per invogliare i consumatori a mettere mano al portafogli.

Già perché nel mondo i veri prodotti italiani li conoscono e li mangiano in pochi. Sembra un assurdo paradosso, ma è così. Negli Stati Uniti e in Sud America grattugiano sulle paste Parmesan, Romanello, Romano cheese.

Formaggi che non hanno nemmeno una goccia di latte né di know- how italiano, ma recano in bella vista un marchio che dovrebbe essere protetto e tutelato perché simbolo di una qualità che dovremmo esportare ovunque.

Negli Stati Uniti, nonostante il nome richiami esplicitamente al Made in Italy, 7 pecorini di tipo italiano su 10 sono “tarocchi” secondo la Coldiretti, che ha manifestato, con tanto di pecore, al Foro Traiano nel centro storico di Roma per difendere il lavoro, gli animali, le stalle e i pascoli custoditi da generazioni.

Il riconoscimento, la tutela e la valorizzazione della nuova denominazione “Cacio Romano DOP” è importante anche nei confronti dell’agropirateria internazionale diffusa pure negli Usa dove la produzione di imitazioni dei pecorini italiani nel 2015 ha raggiunto il quantitativo di quasi 25 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, mentre gli arrivi dei prodotti originali dall’Italia sono risultati pari a 10,81 milioni di chili nello stesso anno…

recensito da: adnkronos

Pier Giorgio

Appassionato di viaggi, amo le partenze. L'arrivo non è mai un punto fermo, ma l'ennesimo dal quale ripartire. Col tempo, ho imparato che le esigenze cambiano e che non basta andare, ma serve saper scegliere. Con Italturismo, provo a raccogliere idee, indicazioni, spunti e suggerimenti da condividere con voi, attraverso i vostri commenti e i vostri suggerimenti.

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